Panelle, crocchè, sfincione, pane con la milza alcuni ei piatti tipici dello street food di Palermo.Secondo una recente classifica, redatta da VirtualTourist e pubblicata da Forbes, al vertice dello street food mondiale c’è Bangkok, capitale della Thailandia, mentre l’unica città italiana ad entrare nella top ten sarebbe proprio Palermo. VirtualTourist mette il capoluogo dell’Isola al quinto posto dopo Bangkok, Singapore, Menang e Marrakesh.I turisti restano estasiati dalla varietà del cibo di strada siciliano: non soltanto le arancine e i cannoli, le specialità più famose, ma anche lo sfincione, il pane con la milza, le panelle, insomma il cibo di strada palermitano, quello dei chioschi e dei mercati all’aperto, è il migliore d’Europa. Dopo Palermo in classifica troviamo Ho Chi Minh City, Istanbul, Mexico City e nelle ultime due posizioni invece Bruxelles e Ambergris Caye nel Belize.
Alcuni dei piatti dello street food da non perdere:
Il pane con panelle e crocchè, conosciuto anche come “pani chi panelle e cazzilli” .La prima panella, nasce dalla frittura in olio, di una sottile sfoglia di questa pasta. Questa specialità, ormai tipica street-food siciliana, si può gustare solo a Palermo e dintorni, in uno dei tanti locali, friggitorie o venditori ambulanti presenti nel territorio.
In passato, invece, il panellaro si presentava con una carretta sulla quale era presente una baracca di legno chiusa su tre lati; al suo interno vi erano: un fornello in pietra lavica sul quale una grande casseruola veniva utilizzata per la frittura, un ampio ripiano in cui si mostravano le panelle già fritte contenute in piatti d’alluminio, un contenitore per il sale e in angolo venivano riposte le “mafalde” (o muffoletta, comunque pane bianco) e, appesi ad un gancio, dei rettangoli di carta come tovaglioli. Il destino delle panelle è condiviso con le crocchè, o cazzilli, chiamate così dai palermitani richiamandosi alla loro forma fallica. La contraddizione tra panelle e crocchè è dovuta alla materia prima che li compongono; mentre le panelle sono, come precedentemente detto, fatte con farina di ceci, le crocchè, sono realizzate con le patate.
Lo sfincione, il cui nome deriva dal latino “Spongia” che vuol dire spugna, ha come caratteristica una pasta spugnosa, morbida e soffice e condita con una salsa a base di pomodoro e cipolle. Pare che sia stato inventato dalle suore del monastero di San Vito a Palermo per sostituire il solito “pani schittu” pane senza niente.
Il re assoluto dello street food palermitano è lui: il“pani câ meusa”,(in italiano, panino con la milza) detto anche in dialetto locale“pani c’a miévusa”, col dittongoiè,tipico della fonetica palemmitana. L’origine di questo panino sembra risalire addirittura al Medioevo, quando a Palermo era presente un nutrito gruppo ebraico.La comunità ebraica, presente in città fino al 1492, viveva all’interno di un proprio ghetto ed era dedita a varie attività, tra cui l’arte della macellazione nei vari mattatoi della città.Il macello cittadino era ubicato (e lì rimase sino al 1837) all’odierno Capo.La macellazione e la vendita della carne avveniva attorno alla piazzetta dei“caldumai“,cioè i venditori d’interiora.I macellai ebrei palermitani non si facevano pagare in denaro, poiché la loro religione lo vietava. In cambio, a titolo di regalia, trattenevano per sé come ricompensa le interiora dell’animale, ad eccezione del fegato che era ritenuto molto pregiato. Per ricavarne del denaro, inventarono così una pietanza: dopo aver bollito le frattaglie, le rivendevano ai “gentili” (cristiani) come farcitura di pane e formaggio. Il panino veniva mangiato per strada e con le mani, secondo l’antica usanza trasmessa dai musulmani (che mangiavano cibi senza l’uso di posate).
Lo street food si può gustare in una delle bancarelle ambulanti i famosi lapini all’interno dei tre mercati storici : Ballarò, Capo e Vucciria oppure nelle tante frigitorie della città.